_________ALASSIO RESURRECTION_________

mercoledì 23 febbraio 2011

CHE COS’E’ UN BACIO


Tremo
mentre cammino solitario
per strade che non conosco
col tuo nome fra le labbra.

Cadono spilli
sulla mia pelle
Perforano la memoria
e fuggono i ricordi
dei bei momenti
Fuggono i tuoi sorrisi
perdendosi per sempre
come le mie lacrime
sotto la pioggia
lasciando solo
nel mio cuore
un momento
che non arriverà mai più.

Brivido per un bacio mancato, Davide Danio




Che cos’è un bacio…


L’odore nell’aria è acre, un misto di freddo, fumo, umido e alcool. Periferia di Londra, fine ottobre.
Fuori la notte verde, bus, black cab, la stazione deserta.
E incontrarti dopo quasi un anno mi ha colpito profondamente, vedere che in fondo non è cambiato nulla, che solo il caso ha fatto sì che stessimo lontano, solo il caso ha fatto sì che ci potessimo incontrare di nuovo; sei come quando ti ho conosciuta; i tuoi occhi blu che dicono ciò che la tua bocca non osa, mi fissano ed io ne sono ancora ipnotizzato.
La musica è forte, il locale ancora semideserto, il barista sfoggia un ampio tatuaggio che gli ricopre la testa rasata, due DJ inglesi stanno mettendo su buona musica e per qualche istante dimentichiamo tutto ciò che ci ha allontanato, tutto ciò che è passato vedendoci attori non protagonisti.
Ma questa sera le luci dei riflettori sono puntate su di noi, luci di un film dalla fine già scritta, una fine che conoscevamo già nello stesso istante in cui i nostri sguardi si sono incontrati.
Per qualche istante abbiamo ballato assieme, senza pensieri, come un tempo, come ci piaceva fare, senza parole, solo sguardi e fugaci contatti, sorrisi che volevano dire molto, molto di più.
Sapevamo che ci saremmo potuti vedere solo per poco, solo per poche ore, che non saremmo riusciti a finire quel lungo discorso che avevamo intrapreso 10 mesi prima, sapevamo che rivederci ci avrebbe fatto più male. Io catapultato improvvisamente nel tuo mondo, così diverso dall’oasi dove ci eravamo conosciuti; avevo paura, avevamo paura.
Tre ore al massimo per stare assieme sono poche con tutte le cose che abbiamo da dirci, non ci basterebbero tre mesi, non mi basterebbero tre anni. Vorresti che mi fermassi con te, a lungo, che vivessi con te, sai già che è impossibile, come io sapevo impossibile che la nostra storia potesse continuare ma quel giorno te lo chiesi lo stesso e mi illusi. E ci illudemmo.

“Ci rivedremo per passare l’estate assieme a Londra, non ti posso perdere così.”
“Appena torno vengo da te e poi partiamo assieme…”

Ma è sempre bello illudersi, sognare.

Che cos’è un bacio?
Ho baciato donne che non sapevo neanche chi fossero, ho baciato donne che disprezzavo, che non mi piacevano, ho baciato controvoglia, ho baciato tutti e tutto e quella sera non sono riuscito a baciarti.

La musica è forte, io e te beviamo birra, le tue amiche chiacchierano con noi, l’atmosfera è ottima, se fossi un passante sarei allietato, mi fermerei con quel gruppo di persone che si diverte, vorrei partecipare alle festa.

Se fossi un passante.

Invece sono qui, con te di fronte, senza rendermi nemmeno conto di quel che sta succedendo, pensando di averti dimenticato, pensando che le altre ragazze passate sul mio corpo avessero portato via il tuo odore dalla mia pelle. E dentro soffro, avviluppato nel pensiero del nostro incontro così fugace, pensando al momento di un secondo doloroso addio.
Doloroso addio.
Ogni addio è doloroso ma quando si sa che il momento stesso dell’incontro corrisponde con quello dell’addio il male è terribile; così grande che all’istante si è inconsapevoli, non ci si riesce a controllare, si pensa che sia tutto un sogno, che sia facile rivedersi; che il destino non possa essere così crudele.
E così la nostra serata trascorre con la maschera ghignante del clown, abbiamo tante cose da raccontarci, quante avventure, viaggi, conoscenze, novità. Parliamo allegramente, ridendo e scherzando, cercando di sdrammatizzare. Il tempo ci corre dietro e noi non sappiamo cosa fare, non abbiamo nulla da fare.
Mi chiedi delle mie ex, racconti del tuo amante messicano, mascheriamo gelosia dietro velati sorrisi, sappiamo entrambi di aver perso tempo, troppo tempo, di aver perso una fortuna che forse non potremmo più ritrovare.
I minuti scorrono veloci, cerchiamo di fermarli con mezze parole, sorrisi accennati ma nulla li può fermare, l’insensatezza delle nostre frasi è grande come il mare che ci ha separato, vorremmo aver abbastanza tempo per poter evitare quegli inutili discorsi, poter restare in silenzio a guardarci, riesumare quei lunghi silenzi che ci avevano avvicinato.
E presto arriva il momento dell’addio, il momento che avremmo voluto non arrivasse mai, il momento che sapevamo e temevamo. Lentamente usciamo da quel locale, vicini ma ormai troppo lontani.
E in quella via deserta i nostri occhi si sono guardati come si erano già guardati tempo addietro, i nostri animi lottavano. Ed in quel momento non ti ho baciato, ho avuto paura, ho pensato che portare il tuo sapore con me mi avrebbe fatto male, ho lasciato scappare le tue mani, abbandonato il tuo sguardo e voltandoti le spalle mi sono sentito stupido, sventurato. Solo. Non ho più parlato.
In quel momento si vedeva un ragazzo camminare solitario sotto una leggera pioggia, a testa bassa in una lunga via di periferia, riparandosi dal freddo col cappotto. Da un freddo terribile che lo avrebbe accompagnato ancora a lungo e che nessun abbraccio avrebbe potuto mitigare.

Che cosa è mai un bacio.


Tratto dalla raccolta di racconti “Sette” edita da Opiemme, 2009, Prospettiva editrice.