martedì 21 settembre 2010
LA DOMENICA DELLE SALME di Fabrizio De André
La Domenica delle Salme è una celebre canzone di Fabrizio De André tratta dall’album “Le Nuvole” (1990). Una canzone, a tratti criptica, che descrive in maniera mirabile la situazione dell’Italia e dell’Europa all’inizio degli anni ‘90. Una poesia in musica toccante che riesce a dipingere in maniera eccelsa alcuni spaccati della nostra storia recente.
Il testo è ricco di riferimenti e citazioni più o meno accessibili.
Mirabile la descrizione (seconda strofa) degli eventi correlati alla caduta del muro di Berlino. La strofa è interpretabile come la descrizione della vittoria definitiva del sistema capitalistico (la scimmia del quarto Reich che ha sconfitto il defunto ideale della strofa 4) che apriva le porte all’afflusso massiccio di capitali verso l’est europeo (i fabbricanti di saponette mettevano pancia verso est) e al controflusso est-ovest di braccianti pronti a servire la borghesia occidentale (i polacchi che rifacevano il trucco alle troie di regime) e a ricostruire un sistema (la piramide di Cheope) col sangue di nuovi schiavi. La classe medio borghese rimane uno dei bersagli prediletti del cantautore anche nella mirabile immagine delle regine del tua culpa che affollavano i parrucchieri.
La canzone continua con la strofa 4, quella forse più ricca di allusioni ma, a mio avviso, anche la più ermetica, dove viene descritta l’amputazione della gamba del brigatista Renato Curcio, qui dipinto come un carbonaro e forse trasfigurato nella figura del musicista-patriota Pietro Maroncelli.
La strofa seguente può essere letta come un attacco diretto da parte del cantautore genovese ai suoi colleghi (voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti per l'Amazzonia e per la pecunia nei palastilisti e dai padri Maristi), strofa di un’attualità spiazzante.
Forse il solo elemento di facile interpretazione é tristemente quella pace terrificante della penultima strofa che descrive, sinteticamente ma assai esaustivamente, la situazione nella quale si è trovato il paese al termine di quei burrascosi e controversi anni.
davideAR
venerdì 10 settembre 2010
Ci sono EXTRAcomunitari ed extracomunitari…
La visita del leader libico Gheddafi nel nostro belpaese, avvenuta alcuni giorni orsono, è stata accompagnata da una serie di spregevoli critiche, piovute per lo più da parte di malelingue faziose, sempre pronte a cogliere ogni occasione per attaccare il governo e alzare i toni del dibattito.
In realtà la visita del leader libico, senza l’attenzione mediatica creata dai soliti sabotatori di governo, sarebbe passata inosservata. Gheddafi, in Italia per festeggiare il secondo anniversario dell’accordo economico italo-libico, ha infatti anche evitato di presentarsi con appuntata al petto la foto dell’eroe della resistenza anticoloniale libica Omar al Muktar come fece lo scorso anno. Unico vezzo permesso al leader un misero seguito di 50 amazzoni e cavalli berberi.
Il colonnello ha alloggiato anche quest’anno in una tenda beduina, mostrandosi modesto e legato alle tradizioni, a differenza dei suoi principali detrattori, dissipati e irrispettosi delle istituzioni.
Il leader ha colto l’occasione per rendersi partecipe di alcune iniziative culturali di spessore tra cui l’inaugurazione di una mostra fotografica ed una interessantissima lezione sul ruolo delle donne in Libia, paese tra i più liberali e sensibili alla condizione femminile.
Una visita che si è trasformata in una lezione di buon governo che la critica, cieca e faziosa, non ha compreso, come non comprese lo scorso anno la memorabile lectio magistralis tenuta all’Università La Sapienza di Roma in cui, tra le altre cose, il colonnello ci rese edotti sulle reali origini etimologiche della parola “democrazia”.
Ma siamo sicuri che, nonostante tutto, c’é chi trarrà un reale insegnamento dalla visita di Gheddafi, riuscendo a comprendere cosa non funziona nell’approccio italiano al sistema democratico e vi porterà quell'apporto progressista e innovativo che permetterà al sistema Italia di riavvicinarsi al treno dei paesi in crescita.
davideAR
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