venerdì 15 ottobre 2010
LO SPIRITO DEL ROCK
Quello che manca alla nostra generazione è lo spirito rock, lo spirito del rock. Quella voglia di unirsi e stare insieme per un concerto, quell’orgoglio di essere giovani in un mondo dove tutto è possibile. Lo spirito rock ha regalato all’umanità alcuni degli attimi più belli della musica di tutti i tempi, tra il ’65 e l’82, con la fine del punk. Rolling stones, Beatles, Led Zeppelin, Kiss, Clash, Velvet Underground, Doors, Janis Joplin, Jefferson Airplane, Cream, Black Sabbath, AC/DC, Iron Maiden, Jetrho Tull, Frank Zappa, ecc… Varianti del blues, del rock’n roll, dell’hard, rock, dello ska. Ogni gruppo una sua specificità con influenze diverse e particolari, chitarre elettriche, batterie, chitarre acustiche, bassi, voci tra le più leggendarie. Ma io non sono un esperto di musica o meglio ne ascolto tanta ma non so nulla di tecniche musicali, anche perché non ho mai suonato uno strumento. Quel periodo nel mio immaginifico lo vedo come un attimo in cui chi faceva musica ci credeva, i gruppi cantavano perché credevano nel rock e non era solo musica era vita, era battaglia. I fans erano diversi, il mondo era diverso, c’era più fiducia, vedi l’unione e la comunione dello spirito del ’68. Dopo, in sequenza, la ribellione verso una stato massificante, verso la borghesia con i suoi valori così classificanti e schiaccianti, verso il perbenismo e l’apparenza, contro il sistema fatto di “vecchi”. I musicisti di quel periodo veramente davano tutto alla musica, alla sua forza, alla sua magia. Il business sembrava meno forte o capace di catalizzare l’odiens e chi sfondava era bravo davvero. I giovani erano pieni di grinta, di rabbia, volevano diritti, volevano il diritto ad essere giovani, bramavano con rabbia la possibilità di sognare e di credere effettivamente in un mondo migliore. C’era la guerra fredda, non c’era internet, non c’era il telefonino. Non penso che quello che è stato prima di oggi sia meglio del presente, né rispetto alla musica, per quanto io prediliga quel genere, né rispetto al cinema. Ogni epoca ha i suoi miti. Penso però che lo spirito del rock oggi sarebbe ancora più attuale, anzi oggi la vena punk sarebbe perfetta. La voglia insieme di essere contro a un sistema che decisamente sta facendo perdere la fiducia nell’umanità.
giovedì 7 ottobre 2010
BALA I RATT...
Dopo alcuni mesi di presenza sui maggiori social network la campagna svizzera anti-frontalieri ha trovato spazio per le strade del Canton Ticino. Le immagini, presenti su alcuni cartelloni pubblicitari, ritraggono tre ratti (Fabrizio, Bogdan e Giulio) intenti a rosicchiare una bella forma del tanto rinomato formaggio svizzero. I tre ratti rappresentano un transfrontaliero italiano, un fantomatico avvocato italiano di nome Giulio con uno scudo con raffigurati tre monti e un ladro romeno che indossa una maglia con raffigurata la bandiera europea.
Una campagna populista, denigratoria e incivile che ricorda molto da vicino le campagne antimmigrazione statunitensi di inizio novecento.
L’opinione pubblica italiana, indubbiamente sorpresa, è giustamente insorta.
C’è però un aspetto della vicenda che non riesco a capire a fondo. Condannando fermamente la campagna e non volendo analizzare nei particolari la situazione in cui si trova il paese patria della legalità e dell’ordine, non riesco a comprendere una sottile differenza. Come mai una campagna populista e denigratoria indigni improvvisamente gli italiani, quando invece dovremmo essere ben abituati a questo tipo di propaganda? Sono anni che in Italia gli immigrati vengono dipinti come la peggior feccia, il cancro e il male unico del paese e non ricordo levate di scudi a loro difesa. Proprio i romeni sono stati al centro di una campagna mediatica particolarmente pesante più o meno all’epoca delle europee 2009. Per non parlare di quel politico che alcuni giorni fa ha paragonato i romani a porci (animale sicuramente più intelligente e nobile del ratto ma non particolarmente nobile) o di alcune dichiarazioni vergognosamente antisemite che si sono sentite ultimamente dall’alto degli scranni di Palazzo Madama.
Che gli italiani si siano indignati per essere stati raffigurati al fianco di un romeno dalla discutibile occupazione?
In realtà credo che in periodi di crisi sia particolarmente facile scagliarsi contro le categorie sociali più deboli ed indifese catalizzando l’attenzione su problemi, sicuramente presenti, ma che non sono che il sintomo di una situazione corrotta da altre storture. Soprattutto in mancanza di programmi e idee o per nascondere situazioni di difficile gestione. E in questo i nostri politici sono maestri. Sta all’intelligenza degli utenti e alla trasparenza dei Mass Media riuscire a discernere e contestualizzare questi eventi per evitarne una costante strumentalizzazione.
Dice un proverbio cinese “Quando il dito indica la luna lo sciocco guarda il dito”.
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