E così tappiamo i buchi. Le tanto acclamate isole ecologiche sotterranee per eliminare i bidoni e sfruttare il sottosuolo sono state riempite, coperte e asfaltate. Si cambia registro, si cambia direzione, si torna al vecchio bidone della rumenta. Va beh, ci sta ogni amministrazione ha le sue idee e i suoi punti di vista. Avogadro non conviene più con Melgrati come una volta, ora sono in battaglia, si bisticciano, i giornali raccontano di questa rissa, i blog e le riviste on line sono piene delle loro diatribe. Ci sta! Può succedere, una volta insieme ed ora contro. Magari in futuro saranno di nuovo insieme. Nelle sostanza dei fatti continuo a restare perplesso. Passare per il paese ed assistere al riempimento dei buchi scavati dalla precedente amministrazione, mi ha fatto pensare. Ma quanto sarà costato costruire le precedenti isole ecologiche? Quanto è costato il riempimento e smantellamento? Ma chi ha pagato il "disturbo"? Di chi sono i soldi utilizzati per fare e disfare? La precedente scelta ecologica insomma è stato un errore, non era funzionale, è stato un "pacco". Oggi bisogna rimediare. Quindi tra risse, errori, ripensamenti e cambiamenti di rotta, chi ci rimette è sempre la comunità: i cittadini. Ma com’è possibile? Ci tocca assistere inermi, aspettando qualche scelta definitiva e che possa durare di più di qualche anno, aspettando qualche soluzione che ci levi dalla bratta, ci tocca collaborare e non criticare, accettando in toto anche i controsensi esterni al bene comune e legati a screzi e dissidi di natura partitica o personali. Mi sembra un gioco, mi sembra una grande barzelletta e sento già i commenti di chi giustifica dicendo: " tutto il mondo è paese", " la crisi è dappertutto", " queste cose succedono dovunque". Odio questo accettare e tollerare ciò che non mi è chiaro e di più non sopporto quelli convinti che che questo sia l’unico modo di affronatre la vita senza avere il coraggio di cambiare veramente le cose. Tappiamo i buchi.
Nessun commento:
Posta un commento