RUBA ACQUA
Mi ci vorrà il periodo di una vita per dirti che ti amo.
I grilli parlanti sfrattati dal pendolo si son trasferiti in pancia e si fanno sentire mentre i ragni ingannano il sole tessendo linee sulla meridiana.
Sui fogli a quadri i numeri scappano dalle gabbie e non tornano più, sui fogli a righe le parole che riesco a scriverti sbattono contro il soffitto.
Una sigaretta son sette minuti, il bicchiere è una clessidra e queste righe pause tra i tuoni.
Nel sogno senza stagioni ti raccogli i capelli con le lancette che mi fanno dannare e con le dita mi sfiori la schiena per disegnare lettere che fanno il tuo nome.
Dall'acqua alla terra sorretto da venti e sospiri, dalla mia porta alla tua a vele piegate con il tuo profilo in gola.
Mi sveglio con il buio appeso in fronte e intorno tutto ciò che rimane è luce nelle pieghe del lenzuolo, quel che vorrei creare e non posso.
Ora ti vedo: definitiva, netta, essenziale come le mute nubi e i silenzi tra ebano e avorio.
Sconto gli anni stretto tra un calendario e un frigorifero vuoto mettendo la tua voce sotto la lingua per provare a guarire.
Ti regalo un orologio automatico, una sedia a dondolo e i miei occhi, tutte cose che si muovono solo se ti muovi tu.
Francesco Vasco
Io sottoscritto Vasco Francesco dichiaro che il racconto che ha come titolo “Ruba Acqua” è frutto del mio ingegno.
Nessun commento:
Posta un commento