Io mi chiamo
Davide Geddo e sotto lo pseudonimo di
Fuoricomunitario ho scritto questo
racconto frutto esclusivo del mio ingegno e l’ho intitolato “biscette magiche
in mani sbagliate”.
I personaggi
sono assolutamente immaginari.
O comunque
assumono comportamenti e toni che non gli sono propri e sono anzi assolutamente
inventati.
Alassio piena di gente.
La folla, ubriaca di ferie, si dimenava tra spiaggia e
budello stordendosi tra le vetrine. Un allegro serpentello velenoso e salato.
Nadia aspettava con la sigaretta ancora spenta e
penzolante.
Lo sguardo solito, sprezzante e altezzoso. La mano in
borsa a rovistare in cerca dell’accendino. Il bel muso, sbarazzino sotto i
capelli rossicci increspati dal sole sul sale, dava ancora più corpo al bel
personaggio che era.
“Aspetti
qualcuno?”
Il ragazzo, rossiccio di capelli, sguardo ligure, grattandosi
la nuca spuntò dal nulla.
Nadia, con una velata soddisfazione, sospirò distante
e concludente con una certa aria di sfida “il mio fidanzato”.
Il ragazzo non disse nulla ma alzò le labbra e le
sopracciglia.
Lei rincarò con desolazione e ironia “…che sta
arrivando”.
“Secondo me non viene”. “Secondo me sì”.
“La mia non è una semplice opinione”
“Strano, avete tanti difetti voi liguri, ma di solito
non siete dei rompicoglioni. Non devi essere di qua”. Disse senza degnarlo di
uno sguardo.
“Non sai molte cose riguardo la gente del posto, Nadia”.
Nadia trasalì nel constatare che il ragazzo conosceva
il suo nome e si accinse a protestare ma il ragazzo innescò l’accendino e la
ragazza stupita trovò il proprio fumo a ostruirle il fiato.
“Come sai il mio nome?” “Me l’ ha detto Vasco” “Chi?” “Il
ragazzo della bottega di antiquariato”.
“Quello stranone con la barba? Sembrava simpatico, ci
ha fatto un regalo ma non mi sembra di avergli detto il nome”
“Infatti. Poi, dopo un po’ di botte, si è ricordato
che Giancarlo, il tuo fidanzato, ti ha chiamato così.”
“Botte? Ma chi sei? Cosa vuoi da me? Dov’è Giancarlo?”
“Vieni con me, tanto per ora il tuo fidanzato non
arriva, puoi giurarci”
Nadia spaventata elaborò mille teorie, urlare,
scappare, telefonare. Telefonare, sì! Tirò fuori nervosamente il cellulare,
seguendo il ragazzo con lo sguardo che si allontanava senza neppure girarsi.
Irraggiungibile. Irraggiungibile cazzo.
Il ragazzo arrivò a una traversa e virò a sinistra,
sempre senza girarsi. Nadia corse disperatamente fino a raggiungerlo.
“Vieni, entriamo lì, ho delle istruzioni per te carina”
Mimmo trascurò subito gli altri clienti e a seguito di
un cenno di intesa col rosso preparò due rhum cooler.
Arrivarono anche due patatine croccanti. Poi Mimmo
apprezzò con la mano la propria guancia sempre liscia e li lasciò tenendoli
d’occhio.
“Tu cosa sai della biscetta con i dentini?”
Nadia era terrorizzata ma davanti al rhum cooler di
Mimmo ritrovò un po’ della sua durezza.
“Hai rotto il cazzo, rosso. Ora mi dici dov’è
Giancarlo. Poi che cazzo vuoi da me e magari anche perché cazzo mi conosci.
“Senti Nadia, sto per darti una testata. Facciamo che
tu rispondi con educazione alle mie domande e nessuno si farà male. Bevi piano
e parla bene, offro io”.
“Okay 007, io di biscette non ne conosco, forse
qualche vipera, ma qui ad Alassio non conosco nessuno, va bene così?”
“Sei troppo precipitosa. Parlami della tua visita alla
Galleria Vasco di ieri”
“Non è un gran romanzo. Passeggiavamo tra gli altri
turisti, abbiamo visto una scritta del tipo <> e
siccome il mio fidanzato ogni tanto se la tira da mecenate, dice lui, ha voluto
entrare e comprare uno Scanavino.
Siccome a me le scarpe da gran figa le aveva già comprate io sono stata
zitta e buona, scambiando qualche parola con il ragazzo che mi pare si chiami
Vasco. Devo essergli risultata simpatica perché mi ha donato quella spirale di
avorio con i dentini bella incartata”
“Nient’altro?”
“Lasciamo stare la signorina?” la voce era calda ma la
lama del coltello puntato alla schiena del rosso era di ghiaccio.
“Maledetto Bokkons, cosa fai ad Alassio?” “ Si
accoglie così un collega?” “Un altro pazzo” sospirò Nadia.
“Non sai quanto” disse il rosso ma poi smorzò la
battuta sentendo premere la punta della lama sulla schiena.
Mimmo aveva capito tutto ma si sforzò di mantenere la
calma.
A quel punto il rosso scattò divincolandosi e si trovò
faccia a faccia col Bokkons che agitava il coltello in aria dicendo “fatti
sotto rosso maledetto”.
Tutti i turisti scapparono dal locale urlando e
rimasero solo Mimmo, un altro barista e Nadia, che avevano le vie di fuga
ostruite da quel coltello roteante che Bokkons si passava da una mano all’altra.
Cli-clak.
I due contendenti conoscevano bene il rumore della
sicura del fucile a pompa per rinoceronti e arrestarono il loro impeto. Mimmo
li puntava e li insultava pesantemente intimando loro di darsi una calmata. “Dai
rosso legalo, mi ha rotto i coglioni sto fighetto di Solva. E tu, Davide, vai a
prendere il dolce che a questa gente non piacciono le patatine”.
L’altro barista con un sorriso ironico tirò fuori dal
bagno Giancarlo, il fidanzato di Nadia, e Vasco, l’antiquario, ridotto a una
maschera di sangue quasi esanime. Entrambi erano legati a due sedie girevoli da
ufficio.
Nadia non urlò. Giancarlo guardò Bokkons con odio.
Quando Davide gli tolse il bavaglio dalla bocca,
squadrò la bell’anima che venendo da Solva le biscette le conosceva bene, e gli
diede sprezzante del coglione. “Bella protezione, grazie, complimenti”
aggiunse.
Mimmo disse: “ora facciamo le presentazioni così la
signorina capisce e non sia mai che un buon 50% dei presenti esca vivo da qui”.
Il Rosso disse: “capo, cosa c’è da spiegare? Il
milanese crede di poter fare ancora la bella vita qui e anche contando
sull’aiuto del Bokkons, che per soldi venderebbe anche sua madre, bello bello,
è venuto a pestarci i piedi proprio mentre stavamo per tornare in possesso
della biscetta. Solo non si capisce se sta troietta sia una inconsapevole copertura
del milanese o se faccia parte del piano. E alla fine il vero mistero è dove sia
scivolata stavolta la biscetta d’avorio? “.
“Che il mio fidanzato sia uno stronzo oltre che un
trafficante l’ho appena scoperto. Ora spiegatemi la storia della biscetta? “
Mimmo puntò per un attimo il fucile da rinoceronte
verso la ragazza. Poi lo rigirò verso i due maneschi e disse: “questo è un
fucile per rinoceronti. Con un colpo posso infilare tre o quattro idioti come questi
due. Attualmente procurarsi un corno di rinoceronte non è per niente facile ma non
per un bracconiere del mio calibro. Con il corno del rinoceronte si costruiscono
amuleti di pregevolissimo valore oltre che dotati alcuni poteri magici molto
ricercati. Ieri Vasco, probabilmente in combutta con Bokkons, ha cercato di
consegnare tramite la tua innocente presenza la preziosa spirale al milanese,
il mecenate, come lo chiami tu”.
“Spirale?”
“Sì, si tratta di una spirale fatta col corno di un rinoceronte,
pare dotata di un potere che ammalia le donne e le sfortune. Tanto che tutti la
chiamano la biscetta scivolosa. Biscetta per la forma ed i dentini e scivolosa
sia per il rimando sessuale che per il fatto che scivola di mano in mano visto
il potere anche nefasto che ha.
Tutti la vogliono ma nessuno può possederla per troppo
tempo. Sembrava sparita da anni, ma da qualche mese Vasco l’abbiamo visto in
compagnia di donne meravigliose. Questo ci aveva insospettito ma è stato quando
le sfortune hanno incominciato ad abbattersi sul giovane antiquario che abbiamo
capito che aveva ritrovato la biscia scivolosa. Il ragazzo in due settimane si
è tagliato il dito con una motosega, ha perso il portafoglio con l’incasso di
ferragosto e ha bevuto per sbaglio un cartone di birra scaduta senza nemmeno
accorgersene e finendo all’ospedale.
Probabilmente aveva deciso di venderla e secondo noi
aveva escogitato un piano col milanese che consisteva nel dare la biscetta a
una donna di modo che i suoi poteri fossero neutralizzati. Poi lui l’avrebbe
piazzata sul mercato nero evitando che noi intervenissimo con le nostre offerte
irrinunciabili… Per quello il pivello, forse e sottolineo forse, ti ha usata ma
stavolta imparerà a gestire i propri malaffari a casa propria.”
Mimmo si avvicinò col fucile spianato e infilò la
canna nelle narici del Milanese.
“Giancarlo… che nome del cazzo… vero caro Rabollik“
disse spingendo la canna contro il viso.
Nel frattempo il rosso aveva legato il Bokkons e gli
aveva assestato un bel destro dopo avergli stretto le guance tra le dita.
Vasco, svenuto fino ad allora, osò un lamento. Un
altro pugno lo ripiombò nel silenzio.
Poi il rosso tornò vicino a Nadia arrivandogli a un
centimetro con lo sguardo.
“Avanti carina, dove hai messo il pacchetto
dell’antiquario? Mi spiace sempre picchiare le donne”.
“Bravo, un po’ di rispetto, ho appena scoperto di
essere stata fidanzata per un pezzo di corna”
“Che vale circa tre milioni di Euro nel mercato nero
dell’occulto” aggiunse Bokkons prima di prendere un altro destro.
“Comunque siete degli idioti. Tutto sto casino per
nulla. Ce l’ho ancora in borsa” . “Prendila”.
“Volentieri, che me ne faccio di un amuleto porta
sfiga. Mi sembra che me ne abbia già portata abbastanza sto pomeriggio”.
Tutti sgranarono gli occhi vedendola rovistare nella
borsa. Perfino Vasco aprì l’occhio meno tumefatto.
“Ecco la vostra biscetta. Scivola,vai via viperella
malefica…”
Il rosso se la guardò incartata tra le mani e cominciò
a scartarla. Mimmo gli fece capire che non avrebbe esitato a sparare se non
gliela avesse consegnata subito.
Il rosso sbuffando riuscì a strusciare il dito sul
magico amuleto mentre lo consegnava al suo boss.
Scivola, scivola vai via non te ne andare, sussurrò.
Quando Mimmo ebbe la biscetta tra le mani ancora mezza
incartata posò il fucile.
Nadia subito lo guardò con altri occhi.
“Posso
avvicinarmi bel maschione?” disse a Mimmo che sgranò gli occhi urlando
“Funziona!”
“Eccome” disse lei mentre Mimmo sorrideva. “Facciamo
l’amore qua subito, ti va?”
“No, più tardi devo sistemare le cose per bene qui
prima”.
“Fatti almeno togliere la giacca” gli disse
accarezzando la guancia liscia di chi si rade ogni giorno da sempre. Il rosso
schiumava di rabbia e gelosia.
Quando le maniche della giacca si arricciarono sui
polsi e le mani furono quasi congiunte dietro la schiena il rosso sentì un
rumore conosciuto e rimase sorpreso.
Mimmo si ritrovò in due secondi netti ammanettato e
sotto tiro del suo stesso fucile.
Il rosso strabuzzò gli occhi. Giancarlo esclamò: “Nadia!”
“Nadia tua sorella. Piacere Lorenza, agente speciale
polizia settore recupero oggetti d’arte e contrabbandi varii. Quando ho
rovistato nella borsa ho innescato il dispositivo di attivazione della squadra
speciale coadiuvata dagli agenti del posto coordinati dal Commissario Jan
Casella. Siete semplicemente circondati. Giancarlo, milanese d’adozione ma in
realtà croato, vero nome Rabollik, per una volta sei tu la vittima del doppio
gioco. Non te la prendere. E’ stata una
pena per me agganciarti. Ma era ora di mettere ordine nella storia della biscetta
scivolosa e di pulire la gang di contrabbandieri che gestisci. Rosso stai fermo
o ti infilo come un rinoceronte”.
“Non hai niente contro di me troia” urlò Rabollik.
“Parla bene cretinetti, e tu rosso vai a liberare
Vasco che da anni è un informatore della nostra sezione. La biscetta è un falso
da lui abilmente confezionato”.
Nel frattempo con un ghigno entrò il commissario Jan
Casella con 6 agenti. Tra di loro Mimmo riconobbe Francesca, Simona ed Emanuela;
le bellissime ragazze con cui Vasco si era fatto vedere per il budello. Vasco,
appena liberato, si alzò a fatica ma si tolse la benda dalla mano e mostrò
determinato il dito medio ai presenti. Le ragazze in uniforme lo salutarono con
degli occhiolini.
“Come vedete i poteri della biscetta sono una leggenda
a cui solo una banda di manigoldi senza arte né parte poteva credere. Bei tempi
quando me la vedevo con dei genii criminali. Imbecilli. Quanto a te Rabollik ho
più prove di Perry Mason alla fine di ogni puntata; è bastato registrare la tua
attività di mecenate e trovare in camera la mappa dei magazzini con le altre
opere. Stavamo già per arrestarti quando hai pianificato di scendere ad
Alassio. Non c’era dubbio che si sarebbe presentata l’occasione di riempire
ulteriormente la rete.”
Jan Casella,
senza parlare continuava a sogghignare.
Lorenza si accese la sigaretta. Vasco si era un po’
ripreso. Con un cenno di intesa uscirono sul budello e si sistemarono su un
tavolino all’aperto.
“Grazie Vasco, mi spiace per le botte. Cose che
capitano, no?”
“ Ma certo Lorenza…” accendendosi una sigaretta.
Voleva guardare il mare ma il muro idiota di cabine
glielo impedì. L’aria era comunque fragrante e dolce nel tramonto di fine Agosto.
Poi si voltò improvvisamente. “E’ sempre un piacere
lavorare con te”. Baciò intensamente il giovane antiquario barbuto.
“Non è l’amore che va via. Il tempo sì. Ma quello non
lo governiamo noi” disse uno dei due.
Lei lo baciò ancora e poi si staccò e tenendo il suo
volto tra le dita e sussurrando: “devo andare” e si alzò ondeggiante ma sicura.
Vasco rimase in silenzio a guardarla andare via.
Non era il primo bacio tra di loro. Non sarebbe stato
l’ultimo.
Soffiò il fumo e da una quindicina di metri lei lo
sentì dire. “ Non te ne andare”.
Lorenza non si voltò, ma fece scivolare giù dalla
borsa la biscetta ancora malamente incartata.
Vasco sorrise, si alzò e diede un calcio alla biscetta
verso la spiaggia.
Un cane la afferrò e la depositò tra le onde.
Vasco raggiunse Lorenza e se ne andarono senza parlare
e senza direzione.
Il Commissario Casella continuava a sogghignare
avvicinandosi al bagnasciuga per cercare la biscetta.
Il tempo corse via.
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