_________ALASSIO RESURRECTION_________

martedì 23 novembre 2010


Alassio Resurrection REDUX

Dopo un lungo studio sulle nuove tendenze in giro per il mondo Alassio Resurrection è pronta a offrire le più leggendarie serata dell’inverno che sta per cominciare.
Novità, novità e solo novità.
Il programma è pronto, dopo una lunga e stancante fase di studio.

Prima novità: THE MANUEL NIGHT

SI PARTE MARTEDI 30 NOVEMBRE 2010: serata documentario a cura di Manuel Vitale.
Serata dedicata alla visione di un documentario introdotto e commentato dal patrocinatore della serata appunto Manuel Vitale, seguirà dibattito sulle tematiche affrontate.
La serata documentario sarà riproposta con cadenza bimensile, toccando diverse tematiche e utilizzando materiale a disposizione e reperibile in rete, collezionato e selezionato dal nostro curatore che cercherà di farci vedere il mondo con i suoi occhi.

Un’altra novità prenderà forma, finalmente: CUCINAFORUM

MARTEDI 7 DICEMBRE 2010, grazie alla disponibilità della chef Maria, lezioni pubbliche di cucina ripercorrendo i piatti classici della cucina ligure che stanno per essere dimenticati. Prima ricetta presentata, cucinata e raccontata l’immortale CONIGLIO ALLA LIGURE. La chef Maria cucinerà due conigli, passo per passo. Il piatto sarà preparato in diretta davanti a chi vuole assistere seguendo la sua ricetta segreta che svelerà solo in questa occasione. Serata unica e irripetibile. Sarà possibile al termine della dimostrazione un assaggio.
Vietato fare foto o filmati.

Entrambe le serate inizieranno alle ore 21, saranno assolutamente gratuite, e si svolgeranno presso il Circolo La Fenarina di Alassio.
Chi volesse partecipare o eventualmente collaborare nell’organizzazione o anche proporre alternativa da promuovere ci può contattare sul blog, sul forum, su facebook: Alassio Resurrection.

venerdì 19 novembre 2010

Sopportare! Fino a quando?



E poi si parla del mondo che va male, l’Italia che cola a picco, la crisi e come faremo….
Ma come si può uscire dalla crisi, alzare la testa dal fango, aiutare i giovani minorenni che giacciono sul divano di casa inani, abulici e indifferenti, senza voglie, senza sogni e energie, come si può fermare il degrado e la frana di ogni edificio civico e morale, come si possono dare speranze. Su chi possiamo contare? Cosa possiamo fare?
Sono andato dodici volte a Genova in otto mesi, ergo ho preso il treno 24 volte, Alassio Genova, Genova Alassio. Su 24 volte, 21 volte era in ritardo. Non è male, se facevo 24 su 24 magari vincevo qualcosa?
Va beh! Sto zitto, ingoio e sopporto.
Sono andato a fare la spesa alla Coop Albenga, il nuovo ipercoop o supercoop che sia. E’ una boutique di generi alimentari. Prezzi alti, più alti di altri marchi. C’è la crisi, la Coop dovrebbe trovare un modo per abbassare i prezzi, magari non vendere aragoste o culatello, ma fare contratti con grosse aziende per vendere a prezzi bassissimi pasta, carne, e prodotto di grande consumo. Invece no! Espositori di prodotti tipici luccicanti, penso per clienti stranieri, che sono in vacanza e vogliono portare a casa un prodotto italiano. Va beh! Ho comprato una confezioni di ghiaccioli marchio coop, sono immangiabili, sembravano avariati. Volevo andare in direzione e denunciare il fatto, è impossibile produrre dei ghiaccioli così schifosi.
Va bene! Sto zitto, sopporto anche questa. Ma alla prossima…
Lunedì 15 novembre a pag. 39 de “La Stampa”, c’è un articolo che è un intervista a Robert Plant, front man dei Led Zeppelin gruppo fra i più leggendari se non il più leggendario, nato nel 1968 e scioltosi nel 1980, la chitarra era Jimmy Page, il periodo migliore del rock, uno dei gruppi più rappresentativi. Robert Plant ha conosciuto tutti i musicisti più storici del periodo, ha cantato nei luoghi più famosi del mondo, il gruppo si è sciolto nel 1980 che era ancora in gran voga e vendeva una marea di dischi perché era morto il batterista. Insomma intervistare Robert Plant è come intervistare Maradona, Cassius Clay, Garibaldi, Herman Melville, Borges, Picasso, insomma uno che se anche solo ti racconta cosa ha mangiato a colazione è una cosa mitica. Il giornalista de “La Stampa” Luca Dondoni ha l’occasione di parlare con Plant e di poter scrivere su un quotidiano che vende migliaia di copie, un privilegio che pochi hanno nella vita. L’intervista si compone di sei domande e cosa gli chiede come terza domanda? UNA COSA ALLUCINANTE!! La terza di sei domande è: “ Conosce Silvio Berlusconi?”.
Ma in che mondo siamo, ma questo Dondoni che uomo può essere, questo qua ha l’onore di intervistare Plant e che cosa gli chiede? Se conosce Berlusconi, messo poi lì la sua risposta, con foto di Berlusconi. Ora sappiamo perché va male e veramente male l’Italia, perchè i giovani sono infelici e senza speranze. Chi dovrebbe ispirare è chi invece deprime. Le soluzioni sono due la prima la peggiore è che si continui a servire il padrone, allora il giornalista è solo un servo che aspetta il biscotto dopo aver fatto il suo dovere, l’altra è che sia un incompetente senza speranza.
Adesso basta, basta ingoiare. Ci hanno tolto l’orgoglio della patria e della bandiera. Ci hanno levato la possibilità di credere in noi e in un stato che dignitoso reggeva l’attacco della modernità, ci hanno levato la possibilità di guardare la televisione e leggere i giornali. Ma adesso basta. Non si può distruggere un mito come Robert Plant o assimilarlo a una mentalità piccola che abbiamo solo noi, qui, in Italia. A Plant delle nostre cose non interessa nulla, come non interessa nulla di noi al resto del mondo, siamo noi che siamo convinti dell’incontrario ma non è così.
Basta!!!!!

Giorgio Schivo

mercoledì 10 novembre 2010

STATUTO MORALE


Parlare di morale non va di moda perché si diventa moralisti, o si fa del moralismo. Invece no, invece avere ben presente nel cuore e nell’animo delle regole permette di comportarsi nei momenti difficile in modo onesto.
Kant ammette che i suoi imperativi categorici non sempre conducano ad un esistenza felice, insomma per lui una condotta morale non in modo certo dà la felicità. Attenzione però, ricorda con piglio rigoroso che seguendo gli imperativi categorici da lui creati si mette in condizione se stessi di essere felici. Quindi con la legge morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me può essere contemplato con animo sereno, libero e felice. Il cielo stellato è lì per tutti, per i ladri, gli omicidi, i bugiardi, gli infingardi i viscidi, i corrotti e i corruttori, ma chi potrà veramente contemplare il firmamento essendo felice è l’uomo morale. E’ solo il suo punto di vista, è uno dei tanti punti di vista. A me sembra credibile, e reale.
Penso che mai come oggi sia d’uopo parlare di morale e etica e di fronte al degrado di ogni fiducia in un pensiero forte, bisogna tornare a parlare di regole morale, da seguire in modo ferreo, per ritrovare nel nostro piccolo un cielo stellato che ci dia serenità, felicità e ci faccia amare la vita. Basta con chi vince ha sempre ragione, non è così. Basta credere a ciò che dice il più potente perché il suo potere sia criterio di verità o certezza, basta pensare che gli scemi sono gli onesti perché mai andranno alla Maldive, o mai avranno una bella auto, o una bella casa, basta pensare che il senso della vita si risolva negli oggetti, nell’avere, nel possedere. Sono miti fasulli, abusati e radicati solo nelle persone deboli incapaci di credere il contrario.
Un nuovo partito, una nuova lista che si presenti oggi per governare Alassio sa più o meno cosa fare a livello pratico e programmatico, Alassio ha quasi toccato il fondo, ogni progetto che non è speculazione edilizia, cementificazione e che non è costruire box è bene, è novità e può essere futuro. Ciò che manca è la fiducia nella morale e che la morale possa guidare ancora gli uomini in modo saldo e forte, manlevandoli dalla bestialità dell’arricchimento personale, del pensare solo a se stessi e del non credere più nel futuro roseo, pulito e alto della nostra città.

Ecco le mie proposte:

- Pensare al bene comune come un bene proprio quindi gestirlo con la stessa attenzione, pertinenza e abnegazione
- Il bene comune è un bene del cittadino e chi amministra deve come prima regola pensare solo e sempre al bene della comunità.
- I cittadini sono il bene primario del comune, il bene secondario è il territorio e il bene terziario sono le strutture e gli immobili. Con questo ordine vanno organizzati i progetti a livello comunale
- Il mio impegno civico, politico e amministrativo è un incarico di vitale importanza e lo svolgerò con tutta la premura possibile.
- Mai utilizzerò la mia posizione o il mio potere per agevolare amici o conoscenti
- La mia condotta dovrà sempre essere in linea con il codice civile e penale e a livello etico con i valori cristiani che imperano come un etica del buon governo
- Il mio obbiettivo è governare in modo virtuoso affinché il bene comune ne possa godere
- Non usare mai l’uomo come mezzo ma solo come fine (Kant)

venerdì 15 ottobre 2010

LO SPIRITO DEL ROCK


Quello che manca alla nostra generazione è lo spirito rock, lo spirito del rock. Quella voglia di unirsi e stare insieme per un concerto, quell’orgoglio di essere giovani in un mondo dove tutto è possibile. Lo spirito rock ha regalato all’umanità alcuni degli attimi più belli della musica di tutti i tempi, tra il ’65 e l’82, con la fine del punk. Rolling stones, Beatles, Led Zeppelin, Kiss, Clash, Velvet Underground, Doors, Janis Joplin, Jefferson Airplane, Cream, Black Sabbath, AC/DC, Iron Maiden, Jetrho Tull, Frank Zappa, ecc… Varianti del blues, del rock’n roll, dell’hard, rock, dello ska. Ogni gruppo una sua specificità con influenze diverse e particolari, chitarre elettriche, batterie, chitarre acustiche, bassi, voci tra le più leggendarie. Ma io non sono un esperto di musica o meglio ne ascolto tanta ma non so nulla di tecniche musicali, anche perché non ho mai suonato uno strumento. Quel periodo nel mio immaginifico lo vedo come un attimo in cui chi faceva musica ci credeva, i gruppi cantavano perché credevano nel rock e non era solo musica era vita, era battaglia. I fans erano diversi, il mondo era diverso, c’era più fiducia, vedi l’unione e la comunione dello spirito del ’68. Dopo, in sequenza, la ribellione verso una stato massificante, verso la borghesia con i suoi valori così classificanti e schiaccianti, verso il perbenismo e l’apparenza, contro il sistema fatto di “vecchi”. I musicisti di quel periodo veramente davano tutto alla musica, alla sua forza, alla sua magia. Il business sembrava meno forte o capace di catalizzare l’odiens e chi sfondava era bravo davvero. I giovani erano pieni di grinta, di rabbia, volevano diritti, volevano il diritto ad essere giovani, bramavano con rabbia la possibilità di sognare e di credere effettivamente in un mondo migliore. C’era la guerra fredda, non c’era internet, non c’era il telefonino. Non penso che quello che è stato prima di oggi sia meglio del presente, né rispetto alla musica, per quanto io prediliga quel genere, né rispetto al cinema. Ogni epoca ha i suoi miti. Penso però che lo spirito del rock oggi sarebbe ancora più attuale, anzi oggi la vena punk sarebbe perfetta. La voglia insieme di essere contro a un sistema che decisamente sta facendo perdere la fiducia nell’umanità.

giovedì 7 ottobre 2010

BALA I RATT...


Dopo alcuni mesi di presenza sui maggiori social network la campagna svizzera anti-frontalieri ha trovato spazio per le strade del Canton Ticino. Le immagini, presenti su alcuni cartelloni pubblicitari, ritraggono tre ratti (Fabrizio, Bogdan e Giulio) intenti a rosicchiare una bella forma del tanto rinomato formaggio svizzero. I tre ratti rappresentano un transfrontaliero italiano, un fantomatico avvocato italiano di nome Giulio con uno scudo con raffigurati tre monti e un ladro romeno che indossa una maglia con raffigurata la bandiera europea.
Una campagna populista, denigratoria e incivile che ricorda molto da vicino le campagne antimmigrazione statunitensi di inizio novecento.
L’opinione pubblica italiana, indubbiamente sorpresa, è giustamente insorta.
C’è però un aspetto della vicenda che non riesco a capire a fondo. Condannando fermamente la campagna e non volendo analizzare nei particolari la situazione in cui si trova il paese patria della legalità e dell’ordine, non riesco a comprendere una sottile differenza. Come mai una campagna populista e denigratoria indigni improvvisamente gli italiani, quando invece dovremmo essere ben abituati a questo tipo di propaganda? Sono anni che in Italia gli immigrati vengono dipinti come la peggior feccia, il cancro e il male unico del paese e non ricordo levate di scudi a loro difesa. Proprio i romeni sono stati al centro di una campagna mediatica particolarmente pesante più o meno all’epoca delle europee 2009. Per non parlare di quel politico che alcuni giorni fa ha paragonato i romani a porci (animale sicuramente più intelligente e nobile del ratto ma non particolarmente nobile) o di alcune dichiarazioni vergognosamente antisemite che si sono sentite ultimamente dall’alto degli scranni di Palazzo Madama.
Che gli italiani si siano indignati per essere stati raffigurati al fianco di un romeno dalla discutibile occupazione?
In realtà credo che in periodi di crisi sia particolarmente facile scagliarsi contro le categorie sociali più deboli ed indifese catalizzando l’attenzione su problemi, sicuramente presenti, ma che non sono che il sintomo di una situazione corrotta da altre storture. Soprattutto in mancanza di programmi e idee o per nascondere situazioni di difficile gestione. E in questo i nostri politici sono maestri. Sta all’intelligenza degli utenti e alla trasparenza dei Mass Media riuscire a discernere e contestualizzare questi eventi per evitarne una costante strumentalizzazione.
Dice un proverbio cinese “Quando il dito indica la luna lo sciocco guarda il dito”.

martedì 21 settembre 2010

LA DOMENICA DELLE SALME di Fabrizio De André




La Domenica delle Salme è una celebre canzone di Fabrizio De André tratta dall’album “Le Nuvole” (1990). Una canzone, a tratti criptica, che descrive in maniera mirabile la situazione dell’Italia e dell’Europa all’inizio degli anni ‘90. Una poesia in musica toccante che riesce a dipingere in maniera eccelsa alcuni spaccati della nostra storia recente.
Il testo è ricco di riferimenti e citazioni più o meno accessibili.
Mirabile la descrizione (seconda strofa) degli eventi correlati alla caduta del muro di Berlino. La strofa è interpretabile come la descrizione della vittoria definitiva del sistema capitalistico (la scimmia del quarto Reich che ha sconfitto il defunto ideale della strofa 4) che apriva le porte all’afflusso massiccio di capitali verso l’est europeo (i fabbricanti di saponette mettevano pancia verso est) e al controflusso est-ovest di braccianti pronti a servire la borghesia occidentale (i polacchi che rifacevano il trucco alle troie di regime) e a ricostruire un sistema (la piramide di Cheope) col sangue di nuovi schiavi. La classe medio borghese rimane uno dei bersagli prediletti del cantautore anche nella mirabile immagine delle regine del tua culpa che affollavano i parrucchieri.
La canzone continua con la strofa 4, quella forse più ricca di allusioni ma, a mio avviso, anche la più ermetica, dove viene descritta l’amputazione della gamba del brigatista Renato Curcio, qui dipinto come un carbonaro e forse trasfigurato nella figura del musicista-patriota Pietro Maroncelli.
La strofa seguente può essere letta come un attacco diretto da parte del cantautore genovese ai suoi colleghi (voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti per l'Amazzonia e per la pecunia nei palastilisti e dai padri Maristi), strofa di un’attualità spiazzante.
Forse il solo elemento di facile interpretazione é tristemente quella pace terrificante della penultima strofa che descrive, sinteticamente ma assai esaustivamente, la situazione nella quale si è trovato il paese al termine di quei burrascosi e controversi anni.

davideAR

venerdì 10 settembre 2010

Ci sono EXTRAcomunitari ed extracomunitari…


La visita del leader libico Gheddafi nel nostro belpaese, avvenuta alcuni giorni orsono, è stata accompagnata da una serie di spregevoli critiche, piovute per lo più da parte di malelingue faziose, sempre pronte a cogliere ogni occasione per attaccare il governo e alzare i toni del dibattito.
In realtà la visita del leader libico, senza l’attenzione mediatica creata dai soliti sabotatori di governo, sarebbe passata inosservata. Gheddafi, in Italia per festeggiare il secondo anniversario dell’accordo economico italo-libico, ha infatti anche evitato di presentarsi con appuntata al petto la foto dell’eroe della resistenza anticoloniale libica Omar al Muktar come fece lo scorso anno. Unico vezzo permesso al leader un misero seguito di 50 amazzoni e cavalli berberi.
Il colonnello ha alloggiato anche quest’anno in una tenda beduina, mostrandosi modesto e legato alle tradizioni, a differenza dei suoi principali detrattori, dissipati e irrispettosi delle istituzioni.
Il leader ha colto l’occasione per rendersi partecipe di alcune iniziative culturali di spessore tra cui l’inaugurazione di una mostra fotografica ed una interessantissima lezione sul ruolo delle donne in Libia, paese tra i più liberali e sensibili alla condizione femminile.
Una visita che si è trasformata in una lezione di buon governo che la critica, cieca e faziosa, non ha compreso, come non comprese lo scorso anno la memorabile lectio magistralis tenuta all’Università La Sapienza di Roma in cui, tra le altre cose, il colonnello ci rese edotti sulle reali origini etimologiche della parola “democrazia”.
Ma siamo sicuri che, nonostante tutto, c’é chi trarrà un reale insegnamento dalla visita di Gheddafi, riuscendo a comprendere cosa non funziona nell’approccio italiano al sistema democratico e vi porterà quell'apporto progressista e innovativo che permetterà al sistema Italia di riavvicinarsi al treno dei paesi in crescita.

davideAR